lunedì 30 maggio 2011

Pollini e allergie

Durante l'anno ci siamo occupati del monitoraggio dei pollini allergenici delle piante presenti nel Centro Studi di Tolmezzo. Abbiamo mappato tutte le essenze arboree individuando le specie allergeniche ed abbiamo osservato e catalogato i pollini.
I campioni di polline vengono trattati con fucsina basica diluita che viene messa su un vetrino, con un'ansa si prelevano alcuni granuli di polline e si stemperano sulla goccia di fucsina, si copre il preparato con vetrino copri oggetti e si passa all'osservazione al Microscopio Ottico.
Si osserva al microscopio a 400 ingrandimenti. Il polline apparirà di colore rosa scuro, dato dalla Fucsina, che metterà ben in evidenza le varie caratteristiche morfologiche. Nell'osservazione si fa attenzione alle dimensioni, alla forma, ai pori del polline, allo spessore dei rivestimenti; da tutti questi parametri è possibile riconoscerne la specie di appartenenza.
Abbiamo potuto osservare i pollini di una trentina di specie, delle quali almeno una decina sono considerate allergeniche e crescono nei dintorni del centro studi. Ecco come appare all'osservazione il polline di nocciolo, tipica pianta allergenica che fiorisce a fine inverno.
All’osservazione microscopica appaiono suboblati, isopolari e trizonoporati. Raramente, circa nell’1% dei casi, tetraporati. I pori sono appena sporgenti e l’intina li sottende formando onci molto sviluppati e convessi. In visione polare i granuli presentano una caratteristica forma subtriangolare. Dimensioni medio-piccole (18-28 micron).
Alcuni pollini hanno forme molto particolari...
polline di conifera (Metasequoia)

Le fasi successive della ricerca saranno il mappaggio delle specie allergeniche del Centro Studi e la redazione di un calendario pollinico delle allergie riferite alla stessa area, così da individuare eventuali azioni preventive per migliorare la qualità della vita degli studenti che soffrono di questo problema.

lunedì 18 aprile 2011

Il nostro terrario...

Negli ultimi mesi, nel laboratorio di Biologia, abbiamo costruito un terrario per simulare l'ambiente desertico.
Il tutto è stato costruito a mano dagli studenti e dai professori; il suolo è costituito da sabbia, riscaldata da un cavo che passa sotto di essa, nel terrario come "decorazione" abbiamo aggiunto vari sassi e piante desertiche per avere una riproduzione ancora più realistica. Come illuminazione abbiamo una lampada a neon non riscaldante e una lampada a infrarossi collegata ad un timer per avere la temperatura adeguata.
Le pareti sono in legno e Plexiglasm, montate per avere spazi per i vari cavi della luce ed essere rimossi ...

Il terrario ci serve per allevare il nostro Drago barbuto;
Il drago barbuto è originario dell'Australia, è chiamato cosi perchè quando si anima gli si gonfia la gola che sembra una barba. I maschi di drago barbuto arrivano a misurare 50 cm mentre le femmine sono più piccole.
Il nostro drago è un maschio che misura 25 cm, è onnivoro e si nutre di varie piante e insetti.


venerdì 4 febbraio 2011

Baculum extradentatum: questo sconosciuto (o forse no....)

L'insetto stecco (Baculum extradentatum) è un insetto dell'ordine dei fasmidi (Phasmatodea), al quale appartengono anche altre 2500 specie. La maggior parte di queste abita nelle zone tropicali, ma in Europa se ne trovano circa 20, fra cui l'insetto stecco.

Adesso sappiamo a queale famiglia appartiene, e pure il suo nome scientifico, ma a cosa assomiglia, questo insetto? Ad uno stecco, ovviamente! Ma lasciando da parte le battute, si può dire brevemente questo: il suo corpo é costituito da un unico pezzo centrale, che gli dona la somiglianza ai rami, fornito di 3 paia di zampe e sulla testa si trovano un paio di antenne, degli occhi e degli ocelli, cioè occhi "primitivi", che si trovano anche su numerosi altri insetti. Ovviamente presenta un apparato masticatore,  adattato al suo cibo prediletto:le foglie.

Un insetto stecco, nello "steccario" che abbiamo costruito

Possono riprodursi in due modi: per riproduzione sessuata e per parteneogenesi. Nel primo caso servono un maschio e una femmina, nel secondo caso no. Difatti la partenogenesi (dal greco παρθενος, «vergine» e γενεσις, «nascita», ovvero riproduzione verginale) permette alle femmine di creare dele uova non dfecondate, dalle quali nasceranno delle figlie (eh si, tutte femmine), totalmente identichealla madre, non essendoci stato uno scambio di gameti con un altro esemplare di insetto stecco. Dei cloni, in un certo senso.
Ovviamente, nel caso di riproduzione sessuata si troveranno sia maschi che femmine, e saranno tutti diversi (anche se sfido chiunque a distinguere un insetto stecco da un altro).
I piccoli sembrano in tutto e per tutto degli  adulti, ma in più piccolo, ed effettuano varie volte la muta, fino al  raggiungimento della maturità.

Il ciclo riproduttivo dell'insetto stecco

Per quanto riguarda l'allevamento dei Baculum extradentatum, non c'è molto da dire, poiché è molto semplice: serve solo un contenitore, neanche troppo grande, nel quale si provvederà a lasciare un ramo di rovo o di lampone, in un contenitore con dell'acqua, ma nel quale gli insetti non possano cadere (già, non sanno nuotare). Per di più non serve neanche un coperchio! Infatti non si spostano molto (in effetti un ramo che si sposta da solo non è molto credibile), e ci saranno ben pochi fugitivi... E anche se scappassero non sono dei gran corridori, e avreste poche difficoltà a riprenderli e rimetterli "a posto". Nel caso vogliate assolutamente mettere un coperchio ricordate: sembrano rami, ma non lo sono, e per questo necessitano di ossigeno, quindi praticatevi dei buchi, se non volete che muoiano soffocati.

Il nostro steccario

venerdì 28 gennaio 2011

Biomi in damigiana

Durante il corso di Ecologia abbiamo realizzato "in vitro" alcuni tra i principali biomi del nostro pianeta. In damigiane da 20 litri, con appositi terreni per ogni bioma (torba, sabbia, terriccio, ecc.) e le tipiche piante che li rappresentano.
MACCHIA MEDITERRANEA - DESERTO - BRUGHIERA ARTICO ALPINA - SAVANA - TORBIERA - FORESTA PLUVIALE TROPICALE


Nella seconda fase dell'esperimento testeremo in ogni bioma la produttività primaria, rilevando l'ossigeno liberato e la biomassa prodotta.
 
                               LA BRUGHIERA ALPINA                                IL DESERTO
 
                             LA FORESTA TROPICALE                               LA MACCHIA MEDITERRANEA

mercoledì 19 gennaio 2011

Analisi del suolo

Il suolo è lo strato più superficiale della crosta terrestre, viene creato e modellato tramite agenti chimici, fisici e biologici esercitati dagli agenti esterni come agenti atmosferici ed esseri viventi; esso è composto da uno strato solido, uno liquido e uno gassoso.

A scuola con il corso di ecologia, abbiamo analizzato campioni di suolo della palude di Vuarbis nel comune Cavazzo Carnico. Dopo aver osservato sul campo il PROFILO del suolo (foto sopra), abbiamo condotto alcune analisi in laboratorio.
Valutazione del QBS (qualità biologica dei suoli) attraverso osservazione dei microartropodi, che abbiamo estratto dal suolo (foto sopra) e osservato al microscopio.

Ecco un "curioso" abitante del suolo: uno pseudoscorpione, osservato a 40 ingrandimenti.